“La nostra è una patologia invalidante e non è a ‘tempo determinato’. Chiediamo alle Istituzioni che venga riconosciuta a livello nazionale”
Immaginate di essere affetti da una malattia cronica invalidante che, oltre ad avere un impatto quotidiano devastante dal punto di vista fisico, psicologico e sociale, vi costringe a numerosi e frequenti interventi e a dover assumere spesso antibiotici per scongiurare il peggio, come brutte infezioni e setticemia. Immaginate di dover pagare il tutto di tasca vostra perché dopo due anni di esenzione temporanea vi dicono che questa non è più rinnovabile: “oltre il danno, la beffa”, si direbbe comunemente. Purtroppo questo “gioco d’immaginazione” è la triste realtà di Valeria, Federica e di tante altre persone affette da idrosadenite suppurativa, una malattia infiammatoria cronica cicatriziale associata ad un’infezione batterica dei follicoli delle ghiandole apocrine, che si caratterizza con lo sviluppo di noduli cutanei simili a cisti e foruncoli intorno alle pieghe ascellari, nella zona ano-genitale, sull’inguine e sull’interno delle cosce. La prevalenza è stimata tra l’1% e il 4% della popolazione in generale (Garg et al, 2017, Ingram et al, 2018), ma la sua incidenza è aumentata fino a 11,4 % per 100.000.
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